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ATTUALITA' | 12 dicembre 2014, 08:52

Tragedia di Rapallo, la lettera "per Francesco" del preside dell'Istituto Comprensivo

"Dare voce a chi non ha voce, dare una chance a chi ha la vita segnata, non permettere che un ragazzo si perda senza che nessuno se ne accorga".

Il professore Giacomo Daneri (foto sito Istituto Comprensivo Rapallo)

Il professore Giacomo Daneri (foto sito Istituto Comprensivo Rapallo)

Quando accadono avvenimenti terribili, talvolta la lontananza nello spazio ci aiuta a “dimenticarli”, a esorcizzarli più in fretta. Ma quando qualcosa di terribile accade a pochi metri da dove viviamo, lavoriamo, mangiamo, dormiamo, allora è molto più difficile far finta di niente. E’ questo che forse ci spaventa in quest’occasione. E in più, il fatto che tutto sia accaduto in un periodo che tutti, e in particolare i nostri bambini, attendiamo per tutto l’anno.

Nell’antica Grecia, venivano rappresentate delle tragedie, delle finzioni, che volutamente mettevano in scena dei fatti orribili: lo scopo era quello di far inorridire il pubblico, ottenendo l’effetto di “allontanarlo” dal commettere atti tanto gravi. Gli spettatori erano talmente raccapricciati dal vedere sulla scena storie di incesti, cannibalismo, parricidi, infanticidi e suicidi, che “automaticamente” rifuggivano anche solo dal pensiero di commettere tali atrocità. Oggi, invece, sembriamo avere smarrito la consapevolezza di dove sia tracciata la linea che separa il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il solidale dal cinico. Così capita che delle vite si perdano, senza che nessuno sia capace di fare qualcosa. Eppure.

Forse del tutto casualmente, stamattina, un quotidiano ha accostato in prima pagina il terribile fatto di sangue ad un’altra notizia di tutt’altro genere: il discorso di Malala (la ragazza, ora diciassettenne, ferita gravemente dai talebani in Pakistan), per la consegna del premio Nobel per la pace. “Questo premio non è solo per me. E’ per quei bambini dimenticati che hanno bisogno di un’istruzione. E’ per quei bambini spaventati che vogliono la pace. E’ per quei bambini senza voce che vogliono un cambiamento”.

Leggere questo e altro accanto al racconto della morte di Francesco riaccende un barlume di speranza, dentro all’orrore. Se nell’antica Grecia bastavano le rappresentazioni teatrali, noi abbiamo avuto bisogno di vivere l’angoscia davanti a un fatto reale. Quello che è accaduto a Francesco, al di là di tutte le considerazioni di altro tipo, è un pugno nello stomaco per tutti, ma forse il suo sacrificio ci può ricordare il compito enorme che ci attende. Noi che siamo stati sfiorati dall’orrore abbiamo il dovere di costruire il bene per tutti gli altri bambini, “per quei bambini senza voce”, in particolare. Altrimenti diventiamo conniventi di una lenta distruzione delle nostre e delle loro vite.

Quello che è accaduto pone una domanda a tutti, nel senso che non si può fare finta che nella nostra Rapallo vada tutto bene. Pone una domanda a tutti coloro che hanno la responsabilità di creare una rete sociale solidale, che permetta di non morire di solitudine o di disperazione, che costruisca una mentalità per cui sia evidente che le vite degli altri non sono “roba” nostra, che permetta a un bambino di crescere sereno e tutelato.

Quello che è accaduto pone una domanda a tutti noi, genitori ed educatori, che ogni giorno viviamo a contatto con i bambini e i ragazzi. In questi mesi abbiamo messo in atto, con il contributo fondamentale di un gruppo di genitori, insegnanti e personale non docente, il tentativo di costruire una scuola in cui i bambini e i ragazzi fossero al centro, protagonisti, con maggiori opportunità di realizzare le loro potenzialità.

A volte ci siamo riusciti, altre no: ma non è questo il punto, perché nessuno ha bacchette magiche. Quello che è successo ci scuote, ma al tempo stesso ci rende più responsabili davanti ai bambini e ai ragazzi che ogni giorno frequentano la scuola. Che nessuno si tiri indietro davanti a questo compito: dare voce a chi non ha voce, dare una chance a chi ha la vita segnata, non permettere che un ragazzo si perda senza che nessuno se ne accorga.

Giacomo Daneri (dirigente scolastico Istituto Comprensivo Rapallo)

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