Arrivano a Levanto per la prima volta, grazie alla fondamentale ospitalità offerta dal Comune di Levanto che sostiene l’iniziativa e all’Istituto Studi di Buddhismo Tibetano di Milano Ghe Pel Ling i monaci tibetani per la costruzione di un Mandala di sabbia colorata della Compassione.
I protagonisti dell’iniziativa volta a raccogliere fondi per il mantenimento delle strutture monastiche e delle scuole residenziali ricostruite dagli esuli tibetani nel sud dell’India, sono i monaci tibetani del Washul Mentsen provenienti dal monastero di Drepung Gomang nello stato del Karnataka nel Sud dell’India.
I monaci oltre a realizzare un Mandala di sabbia colorata, risultato di un lungo e meticoloso lavoro - una delle più alte espressioni spirituali e artistiche della tradizione buddhista – e al tradizionale mercatino di artigianato, celebreranno “Puje” (cerimonie rituali) e daranno benedizioni a chiunque ne fosse interessato e sarà anche organizzato un momento di benedizione dedicato agli animali da compagnia.
Di seguito un elenco delle attività che faranno da cornice alla realizzazione del Mandala:
Mercoledì 20 Agosto
Ore 18,30 cerimonia di purificazione del luogo ove verrà realizzato il Mandala e inizio della sua costruzione.
Giovedì 21 Agosto
Giornata dedicata agli amici animali: ore 22,00 benedizione degli animali da compagnia di qualsiasi tipo siano.
Venerdì 22 Agosto
Ore 22,00 “Puja del Buddha della Medicina”; questo genere di benedizioni hanno lo scopo di invocare l’attenzione benevola del Buddha a beneficio di tutti gli esseri senzienti per aiutarli ad avere una vita più serena. Nello specifico il Buddha della Medicina è una manifestazione dell’Essere Illuminato che appare come colui che guarisce dalle malattie fisiche e dai difetti mentali. Questo genere di cerimonie sono eseguite nel loro stile unico tradizionale: cantate con differente suono ritmico e accompagnate dal suono degli strumenti musicali rituali.
Sabato 23 Agosto
Ore 22.00 Avverrà la suggestiva cerimonia finale: la dissoluzione del mandala. Un momento molto emozionante e denso di significato, che ha lo scopo di ricordare a noi tutti la natura transitoria della realtà e della nostra stessa vita.
Una parte della sabbia benedetta sarà distribuita tra i partecipanti e la rimanente sarà in seguito dispersa in mare per benedire tutti gli esseri marini.
Si ritiene che i mandala agiscano come mezzo di purificazione e guarigione e che assistere alla loro costruzione sia una fonte di benedizioni. Inoltre, portano pace e armonia nel luogo in cui vengono creati.
Nel corso delle giornate dedicate all’iniziativa sarà possibile incontrare i monaci e i rappresentanti del Ghep Pel Ling che saranno lieti di rispondere a domande e curiosità relative alla cultura tibetana in un’ottica di approfondimento e scambio che va al di là del rapporto fideistico perché non è necessario essere buddisti per godere dell’arricchimento che questo genere di opportunità può offrire a tutti noi.
IL MANDALA
Il Mandala rappresenta una delle più alte espressioni spirituali, oltreché artistiche, della tradizione buddhista. È il risultato di un lungo e meticoloso lavoro, che può durare giorni, da parte di monaci specializzati e autorizzati nello svolgimento di tale pratica.
La creazione del Mandala consiste nel realizzare un disegno di sofisticata bellezza, dalla valenza spirituale, seguendo linee precedentemente tracciate su una grande superficie geometrica, entro cui si inscrive una circonferenza. Letteralmente, infatti, in sanscrito, il termine Mandala sta a significare “cerchio”, che nella sua accezione religiosa va a indicare uno spazio, geometrico e sacro, entro cui è circoscritta una divinità con il suo relativo lignaggio di appartenenza. Si tratta di uno spazio all’interno del quale sono descritti i nessi sottili fra l'uomo e l'universo, vale a dire il collegamento fra l’uomo e il Buddha, che risiede al centro, pervadendo tutte le direzioni con la sua natura illuminata.
La pratica di costruzione di un Mandala è generalmente eseguita da un gruppo di monaci attraverso l’uso di cannucce d’acciaio, che con millimetrica precisione versano su una superficie di base finissima sabbie colorate, cui si aggiungono talvolta polveri di erbe e fiori o frammenti di pietre colorate. Nell’antichità venivano utilizzate anche gemme e pietre preziose, come il lapislazzuli o il rubino.
L’iconografia tradizionale del Mandala è articolata e complessa. Studiarla richiede una profonda applicazione e l’autorizzazione speciale da parte di un Maestro. Si tratta della proiezione su un piano bidimensionale di un palazzo a pianta quadrata, posto al centro dello schema, preceduto da una fitta sequenza di tracciati geometrici, attraverso i quali, gradualmente, si potrà avere accesso. Solo mediante tale percorso si raggiungerà il cuore del Mandala, protetto da una serie di porte e di mura che terranno lontano chi ancora non è stato iniziato nell’affrontare il percorso, e che invece verranno oltrepassate da chi è autorizzato ad addentrarsi in un diagramma progressivamente più segreto.
I monaci lavorano alla composizione per più giorni di seguito e quando il mandala è completo, viene distrutto dai suoi stessi autori, per ricordare a noi tutti la natura transitoria della realtà e della nostra stessa vita. Un momento, quello della distruzione, molto emozionante e denso di significato. Le sabbie vengono poi disperse nel corso d’acqua più vicino.
Si ritiene che il Mandala agisca anche come mezzo di purificazione e guarigione, e che assistere alla sua costruzione sia una fonte di benedizioni.
Inoltre, i Mandala vengono creati anche allo scopo di portare pace e armonia nel luogo in cui vengono costruiti.
LA PUJA
Puja è una parola sanscrita che significa "offerta" ed è comunemente usata per indicare una cerimonia rituale nel corso della quale i monaci cantano preghiere ed eseguono rituali specifici per il tipo di preghiera offerta. Le preghiere sono rivolte a Buddha, bodhisattva e divinità. Il loro scopo principale è superare la negatività che può essere un ostacolo per ottenere la liberazione dalla sofferenza e promuovere il benessere spirituale, emotivo, mentale e fisico.
Tali preghiere possono essere destinate, a titolo di esempio, alla benedizione della casa, al benessere personale o famigliare, alle anime di coloro che hanno lasciato questo mondo (compresi gli animali), al superamento di ostacoli karmici, alla purificazione dell'energia negativa di uno specifico ambiente, alla pace nel mondo, alla guarigione, all’ottenimento della sicurezza economica, alla crescita spirituale. Le preghiere vengono recitate attraverso il tradizionale canto armonico (ogni monaco canta un accordo completo di tre note). Le preghiere sono spesso accompagnate da gesti simbolici delle mani (mudra), e dal suono di cimbali, tamburi, corni e flauti. La Puja può essere eseguita in qualsiasi situazione perché solo raramente richiede condizioni specifiche di preparazione.
I MONACI DEL MONASTERO DI DREPUNG GOMANG
Drepung è stata la più grande università monastica del Tibet, situata appena fuori la capitale, Lhasa. Soprannominata “mucchio di riso” per la sua caratteristica architettura che si articola in un insieme disseminato di costruzioni di colore bianco, questo prestigioso monastero venne fondato nel 1416 da Jamyang Chojey, discepolo dell’importante maestro Je Tsongkhapa, fondatore della scuola Gelug. Il monastero custodiva un tempo numerosi ed eccezionali tesori, fra cui testi e statue, di cui purtroppo oggi resta solo una minima parte, a causa delle devastazioni dovute all’occupazione cinese. Al suo interno vivevano migliaia di monaci, molti dei quali costretti alla fuga dal regime. Da alcuni anni, i monaci sono tornati ad abitare il monastero, che è stato parzialmente restaurato. Come gli altri principali monasteri tibetani (Ganden, Sera e Tashi Lunpo), anche il monastero di Drepung è stato ristabilito dagli esuli tibetani nel Sud dell’India e oggi ospita più di tremila monaci impegnati a mantener viva la millenaria tradizione culturale e spirituale del buddismo tibetano. All’interno del Monastero i monaci sono organizzati in gruppi (Khamtsen) secondo la loro zona di provenienza dal Tibet. I monaci ospiti dell’Istituto fanno parte del Washul Mentsen, il gruppo di appartenenza della guida spirituale del Ghe Pel Ling, il Ven. Thamthog Rinpoche
GHE PEL LING ISTITUTO STUDI DI BUDDHISMO TIBETANO
Il Ghe Pel Ling è un Istituto Studi di Buddhismo Tibetano, socio fondatore dell’Unione Buddhista Italiana, che agisce nell’area metropolitana milanese dal 1978. Le attività dell’Istituto mirano soprattutto a promuovere lo studio e la pratica dell’insegnamento del Buddha attraverso l’educazione e la trasformazione della mente.
L’insegnamento viene trasmesso sia nella forma tradizionale, sia tramite l’approccio diretto con l’esperienza del Maestro, secondo un metodo comparato e adattato alla realtà culturale dell’Occidente.
In questi anni l’Istituto ha organizzato, a tal proposito, numerosi seminari, conferenze, dibattiti, ritiri di meditazione e cerimonie tipiche del Buddhismo Mahayana.
La Guida spirituale è il Ven. Thamthog Rinpoche che dal 2009 è stato nominato da Sua Santità il Dalai Lama abate del Monastero di Namgyal (il monastero personale del Dalai Lama) a Dharamshala in India.
Fra gli scopi dell’Istituto Ghe Pel Ling, in accordo alla motivazione altruista Mahayana, vi sono i progetti di solidarietà. L’Istituto ha realizzato nel corso degli anni numerosi e importanti progetti di solidarietà e sviluppo per il popolo tibetano, e contribuisce costantemente al loro mantenimento, agevolando lo studio di giovani monaci e sostenendo le attività dei monasteri in diverse parti dell’India.
Dal 20 al 23 agosto 2025
Loggia Medioevale Piazza del Popolo - Levanto
Dalle 17,00 alle 23,00
Ingresso e partecipazione gratuita