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ATTUALITA' | 12 luglio 2019, 07:00

Canapa: perché si tratta di una pianta sostenibile?

Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata un driver fondamentale per il successo delle aziende e un aspetto al centro dell’attenzione di tutti in generale.

Canapa: perché si tratta di una pianta sostenibile?

Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata un driver fondamentale per il successo delle aziende e un aspetto al centro dell’attenzione di tutti in generale. A cambiare le cose si ha pensato senza dubbio l’emergenza sanitaria, che ci ha resi più consapevoli dell’impatto delle nostre azioni sul mondo.

La situazione appena descritta porta, per forza di cose, a guardare con maggior interesse alcune delle risorse che la natura ci mette a disposizione. Una di queste è la canapa sativa.

Se sei qui, significa che hai sentito parlare almeno una volta del suo carattere sostenibile. A cosa è dovuto? Scopriamolo assieme nelle prossime righe di questo articolo.

Canapa: una pianta amica dell'ambiente

Sono diversi i motivi per cui è possibile definire la canapa una pianta amica dell’ambiente. Innanzitutto, bisogna ricordare che si tratta di una specie resiliente. Ciò significa che è in grado di crescere bene anche quando le coltivazioni vengono effettuate su suoli potenzialmente avversi. Questa peculiarità, come è chiaro, ha effetti proprio sul consumo di suolo, che risulta notevolmente ridotto. Inoltre, non richiede né pesticidi, né concimi chimici.

La coltivazione della canapa - che vedeva fino agli anni ‘40 l’Italia tra i primi produttori mondiali - è considerata a basso impatto ambientale anche per il fatto di richiedere risorse idriche inferiori rispetto ad altre fibre.

In questo caso, per capire meglio come vanno le cose ci può venire in aiuto il confronto con una delle fibre tessili più utilizzate e apprezzate al mondo: il cotone. Guardando ai numeri specifici della quantità d’acqua richiesta dalle due piante per crescere scopriamo che, quando si parla del cotone, l’esigenza media è di circa 1400 litri per ogni kg di pianta che si ha intenzione di produrre.

Si tratta di una dose a dir poco ingente che, dati alla mano, è capace di causare crisi idrica in diverse zone del mondo. Per contro, quando si parla della canapa le risorse idriche sono estremamente ridotte. Parliamo infatti di circa la metà dei litri per singolo kg di fibra prodotta. Un altro aspetto degno di nota riguarda il fatto che, sempre quando si guarda a quest’ultima pianta e la si confronta con il cotone, la resa per la medesima estensione di terreno corrisponde al 200% in più. Non male dal punto di vista del basso impatto sull’ambiente!

Un tessuto a dir poco speciale

Sulla scia delle scelte di diversi brand - tra i quali è possibile citare Levi’s - che negli ultimi anni hanno introdotto tra le loro proposte all’utenza delle collezioni con capi realizzati in fibra di canapa, è possibile notare una crescita d’interesse nei confronti del tessuto ricavato a partire da essa.

Oltre agli aspetti precedentemente citati riguardanti la sostenibilità, a conquistare favori a piene mani ci hanno pensato anche le caratteristiche finali del filato. Quando lo si nomina, è innanzitutto opportuno chiamare in causa la sua resistenza ai lavaggi. Entrando nel vivo di questo aspetto, è bene fare presente che, se il cotone è morbido fin da subito, la fibra di canapa acquista morbidezza man mano che passa il tempo. 

Da non dimenticare è anche la sua resistenza, oggettivamente alta, a batteri e funghi. Come non ricordare poi il fatto che i tessuti realizzati in fibra di canapa non vengono attaccati dalle tarme, fastidiosissime ospiti di praticamente tutti gli armadi?

Un doveroso cenno deve essere dedicato al comfort sulla pelle. Quando si parla di tessuti ricavati dalla fibra di canapa, non si può non fare riferimento all’alto livello di traspirazione.

Facciamo infine presente che, a differenza del cotone, i tessuti in fibra di canapa tendono a trattenere meno gli odori.

Richy Garino

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