CALCIO | sabato 27 aprile 2024 00:08

CALCIO | 16 settembre 2014, 13:04

Andrea Dagnino, mister 200 panchine

L'allenatore della Lavagnese, nel turno infrasettimanale di serie D contro il Rapallo Bogliasco, raggiunge il prestigioso traguardo. E si racconta in una lunga intervista a Il Secolo XIX

La foto di Facebook che celebra il traguardo di Andrea Dagnino

La foto di Facebook che celebra il traguardo di Andrea Dagnino

Andrea Dagnino, mercoledì pomeriggio, nel turno infrasettimanale contro il Rapallo Bogliasco, raggiungerà quota 200 panchine con la Lavagnese, fra campionato, playoff e Coppa Italia. Nessuno come lui nel club di via Riboli.

Dagnino ha giocato fino a 34 anni, quando si è rotto i legamenti crociati del ginocchio. In campo era chiamato “Il Principe”. E aveva già iniziato ad allenare, nel 1994, una leva di baby calciatori dell’Entella affidatagli da Gianni Comini; poi settore giovanile della Lavagnese, fino al 2005 anno del debutto in Promozione con il Cicagna, portato in Eccellenza. Questo è il sesto anno alla Lavagnese, in serie D.

Il tecnico, alla vigilia del traguardo delle 200 panchine, ripercorre la sua esperienza al timone del gruppo bianconero e i ricordi, tra grandi vittorie e giornate dense di emozioni, sono pezzi di storia.

Partiamo del debutto: emozioni? Quanto finì quella partita?

<L'emozione del debutto non la scorderò mai, non avevo ancora iniziato che arrivava lo squadrone di Terzulli in Coppa Italia: Lavagnese - Entella 2 – 1, con un gol straordinario di Igor Zaniolo al 90°>.

Andrea Dagnino giocatore che ruolo rivestirebbe nella squadra di Andrea Dagnino allenatore?

<Probabilmente se fossi l'allenatore di Andrea Dagnino giocatore… lo lascerei in panchina. Oggi voglio giocatori sempre "sul pezzo" ed io pur avendo qualità sopra la media avevo anche molte pause>.

Delle prime 199 partite con la Lavagnese, quale rigiocherebbe con più piacere?

<Credo che Cosenza-Lavagnese, quarti di finale playoff nazionali del 2012, si potesse vincere. Gli episodi ci furono sfavorevoli ma avevamo una condizione straordinaria e perdere quella partita mi tolse il sonno per molto tempo>.

Quella che l’ha fatta più arrabbiare?

<La finale playoff dello scorso anno a Borgosesia. Preparammo la partita in maniera perfetta per tutta la settimana e dopo 30 secondi restammo in dieci compromettendo l'intera gara. Ero furioso>.

Quella che le ha dato la soddisfazione maggiore?

<Tutte quelle vinte in rimonta. Adoro quando la squadra si compatta e porta a casa un risultato che ai più sembra compromesso>.

Il giocatore con il quale ha legato di più?

<Ogni giocatore che ho avuto mi ha insegnato qualche cosa nel bene e nel male che mi ha permesso di crescere. Molti di loro li sento spesso e non sempre parliamo di calcio>.

Il giocatore avversario che vorrebbe in squadra con lei?

<Ce ne sono molti ma credo di avere con me, da molti anni, giocatori di livello che hanno qualità morali introvabili. Inutile fare nomi e cognomi>.

Il collega allenatore?

<Non esiste un allenatore che viva il calcio con serenità e voglia di far giocare come uno che mi ha dato tanto e che, per me, non è un collega ma un maestro: Bruno Baveni>.

Come vive il calcio Andrea Dagnino?

<Male. Sono molto critico con me stesso ed a volte troppo pignolo. Fatico a staccare la spina ma questo sport mi fa provare cose che solo le mie figlie e mia moglie riescono a darmi>.

Quale sarà il futuro di Andrea Dagnino allenatore?

<Difficile dirlo. Sicuramente ho l'ambizione di partecipare al primo corso Uefa A per allenare nei professionisti ma non sogno molto, il mio pensiero più distante è preparare bene la seduta di allenamento di "domani">.

Gabriele Ingraffia (Il Secolo XIX, 16-09-2014)

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore